Si narra che in uno sperduto reame in un’epoca oramai remota vivesse il re Bored, il quale nonostante fosse ricchissimo aveva un problema: sua moglie, la regina Musona era, come del resto lui, perennemente tediata poiché già possedeva tutto e non sapeva più cosa desiderare dalla vita.
Nulla sembrava poterla salvare dalla noia e dalla tristezza ed ella sprofondava sempre di più in una macerante angoscia che finiva per contagiare anche lo sventurato Bored.
Un giorno al re venne una brillante idea. Decise di bandire un concorso per giullari di corte e di promettere una smisurata fortuna a chi avesse risollevato il morale della consorte.
Per evitare giullari da quattro soldi e per garantirsi un alto livello della competizione mise una piccola clausola alla gara: la pena di morte per coloro che non fossero riusciti a sollazzare Musona.
Nonostante il grande pericolo moltissimi giunsero da ogni dove allettati dalla possibilità di realizzare un enorme guadagno e, uno dopo l’altro, ricevettero udienza.
Tra i più accreditati vi era Spensierello, un giullare bravissimo nel fare le imitazioni di tutti gli animali, il quale normalmente faceva ridere con la semplice imitazione dell’essere umano.
La regina era però un tipo tosto, e non bastarono il cane, il gatto, il tacchino, il gufo, la tartaruga, il bufalo, il tordo stordito, il rinoceronte da competizione, il cinghialetto nano, la mucca viola del cioccolato, il proteo, l’ippocampo, l’ippogrifo, il buzzoragno imperiale da caccia e via dicendo.
Disperato Spensierello stava esaurendo il tempo a sua disposizione e giocò quindi la sua ultima carta; si produsse in una serie di rumorosi venti a tempo di samba e bossanova che mandarono letteralmente in visibilio il pubblico, ma non la regina, la quale evidentemente non aveva capito che si trattava della puzzola brasiliana e lo mandò dal boia.
Tentò quindi Gommettone, un famoso giullare del reame accanto, noto per le sue abilità di contorsionista. Cominciò il suo numero grattandosi un orecchio con il piede, ma non ottenne neanche un accenno di sorriso da parte della regina. Si lanciò allora in uno dei pezzi più difficili del suo repertorio toccandosi contemporaneamente il naso con un alluce, l’orecchio destro con l’altro alluce e l’orecchio sinistro con l’altro alluce ancora. Un numero allucinante, che non piacque comunque all’imperterrita Musona la quale gli fece amputare tutti gli arti e lo diede in pasto ai leoni.
A questo punto furono in molti a spaventarsi e ad abbandonare l’impresa che sembrava assumere proporzioni titaniche. Non Trastullicchio però; quindici volte giullare del regno, nove volte giullare europeo e sette volte giullare mondiale (otto, se una volta non fosse stato trovato positivo al controllo anti doping).
Trastullicchio si fece avanti e iniziò a sparare una tale valanga di cazzate che molti dei presenti si fecero la pipì addosso (gli uni sugli altri) ed alcuni addirittura morirono strozzati dal loro stesso riso (in quel reame si mangiava solo il terribile riso Sasso con chicchi da 3 etti l’uno).
Trastullicchio stava quasi per essere portato in trionfo dai presenti quando nello stupore generale tutti si accorsero che Musona era molto accigliata e assai nervosa; il povero giullare venne impalato nel cortile interno del castello.
Nello sconforto generale nessuno aveva più il coraggio per osare, quando inaspettatamente si fece avanti Mestuccino, il giullare più fallito del quale si avesse notizia. Senza lavoro ormai da molti anni non era mai riuscito a terminare una barzelletta perché scopriva il finale a metà della stessa, non sapeva fare una smorfia che facesse ridere neanche un neonato ed era incapace di far roteare più di una palla alla volta tra le mani: era la vera sintesi della sfiga fatta a uomo.
Molti considerarono il suo tentativo un deliberato gesto suicida visto che il povero Mestuccino navigava in pessime acque e ben poche erano le sue speranze di riuscita.
Come Mestuccino iniziò il suo monologo la percentuale dei suicidi nel regno s’impennò all’istante e molti dei presenti ricorsero ai tappi nelle orecchie per evitare il peggio.
Il re, che già versava in uno stato di perenne ansia, era purtroppo impreparato ad un simile cataclisma di umor nero e non resse che pochi minuti, prima di gettarsi dalla torre. Al rumore di ossa spiaccicate che giunse dal pavimento del cortile avvenne l’inverosimile: Musona corse ad affacciarsi e mentre tutti pensavano volesse raggiungere il defunto marito, scoppiò invece in una colossale risata della durata di quattro ore e trentotto minuti (nuovo record olimpico), al termine della quale incoronò vincitore Mestuccino.
La cerimonia di premiazione fu però effettuata in forma privata nella stanza da letto reale, mentre il popolo dava degna sepoltura allo sventurato re.
Nulla sembrava poterla salvare dalla noia e dalla tristezza ed ella sprofondava sempre di più in una macerante angoscia che finiva per contagiare anche lo sventurato Bored.
Un giorno al re venne una brillante idea. Decise di bandire un concorso per giullari di corte e di promettere una smisurata fortuna a chi avesse risollevato il morale della consorte.
Per evitare giullari da quattro soldi e per garantirsi un alto livello della competizione mise una piccola clausola alla gara: la pena di morte per coloro che non fossero riusciti a sollazzare Musona.
Nonostante il grande pericolo moltissimi giunsero da ogni dove allettati dalla possibilità di realizzare un enorme guadagno e, uno dopo l’altro, ricevettero udienza.
Tra i più accreditati vi era Spensierello, un giullare bravissimo nel fare le imitazioni di tutti gli animali, il quale normalmente faceva ridere con la semplice imitazione dell’essere umano.
La regina era però un tipo tosto, e non bastarono il cane, il gatto, il tacchino, il gufo, la tartaruga, il bufalo, il tordo stordito, il rinoceronte da competizione, il cinghialetto nano, la mucca viola del cioccolato, il proteo, l’ippocampo, l’ippogrifo, il buzzoragno imperiale da caccia e via dicendo.
Disperato Spensierello stava esaurendo il tempo a sua disposizione e giocò quindi la sua ultima carta; si produsse in una serie di rumorosi venti a tempo di samba e bossanova che mandarono letteralmente in visibilio il pubblico, ma non la regina, la quale evidentemente non aveva capito che si trattava della puzzola brasiliana e lo mandò dal boia.
Tentò quindi Gommettone, un famoso giullare del reame accanto, noto per le sue abilità di contorsionista. Cominciò il suo numero grattandosi un orecchio con il piede, ma non ottenne neanche un accenno di sorriso da parte della regina. Si lanciò allora in uno dei pezzi più difficili del suo repertorio toccandosi contemporaneamente il naso con un alluce, l’orecchio destro con l’altro alluce e l’orecchio sinistro con l’altro alluce ancora. Un numero allucinante, che non piacque comunque all’imperterrita Musona la quale gli fece amputare tutti gli arti e lo diede in pasto ai leoni.
A questo punto furono in molti a spaventarsi e ad abbandonare l’impresa che sembrava assumere proporzioni titaniche. Non Trastullicchio però; quindici volte giullare del regno, nove volte giullare europeo e sette volte giullare mondiale (otto, se una volta non fosse stato trovato positivo al controllo anti doping).
Trastullicchio si fece avanti e iniziò a sparare una tale valanga di cazzate che molti dei presenti si fecero la pipì addosso (gli uni sugli altri) ed alcuni addirittura morirono strozzati dal loro stesso riso (in quel reame si mangiava solo il terribile riso Sasso con chicchi da 3 etti l’uno).
Trastullicchio stava quasi per essere portato in trionfo dai presenti quando nello stupore generale tutti si accorsero che Musona era molto accigliata e assai nervosa; il povero giullare venne impalato nel cortile interno del castello.
Nello sconforto generale nessuno aveva più il coraggio per osare, quando inaspettatamente si fece avanti Mestuccino, il giullare più fallito del quale si avesse notizia. Senza lavoro ormai da molti anni non era mai riuscito a terminare una barzelletta perché scopriva il finale a metà della stessa, non sapeva fare una smorfia che facesse ridere neanche un neonato ed era incapace di far roteare più di una palla alla volta tra le mani: era la vera sintesi della sfiga fatta a uomo.
Molti considerarono il suo tentativo un deliberato gesto suicida visto che il povero Mestuccino navigava in pessime acque e ben poche erano le sue speranze di riuscita.
Come Mestuccino iniziò il suo monologo la percentuale dei suicidi nel regno s’impennò all’istante e molti dei presenti ricorsero ai tappi nelle orecchie per evitare il peggio.
Il re, che già versava in uno stato di perenne ansia, era purtroppo impreparato ad un simile cataclisma di umor nero e non resse che pochi minuti, prima di gettarsi dalla torre. Al rumore di ossa spiaccicate che giunse dal pavimento del cortile avvenne l’inverosimile: Musona corse ad affacciarsi e mentre tutti pensavano volesse raggiungere il defunto marito, scoppiò invece in una colossale risata della durata di quattro ore e trentotto minuti (nuovo record olimpico), al termine della quale incoronò vincitore Mestuccino.
La cerimonia di premiazione fu però effettuata in forma privata nella stanza da letto reale, mentre il popolo dava degna sepoltura allo sventurato re.
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