Obongo era un pacifico quarantenne tutto casa lavoro e televisione.
Ma quando la moglie fece l’errore fatale di regalargli il libro “Houdini in un mese e mezzo” la sua vita si trasformò completamente.
Fino ad allora, infatti, la cosa più vicina all’ipnosi che egli avesse mai conosciuto era lo stato di inebetimento che lo catturava quando seguiva ammirato le evoluzioni notturne di GiOrgia, la nota porno conduttrice di “Notturno con tele Val Policella”, trasmissione della quale era un instancabile estimatore.
Obongo entrò subito in preda ad una mania omni-ipnotica passando tutto il suo tempo alla ricerca del completo sfruttamento delle sue capacità mentali.
Si procurò quintali di materiale nel campo della telepatia; dalle pubblicazioni più famose dei più grandi esperti a quelle palesemente truffaldine e disimpegnate come “Smaschera la vergine con lo sguardo” o “Come arricchirsi in due teleci-mesi”.
Al colpo di fulmine iniziale il Fato beffardo volle che si aggiungesse un casualissimo successo estemporaneo, che ebbe l’effetto di fargli perdere del tutto il lume della ragione.
Chiedendo alla moglie di concentrarsi e di pensare ad un nome egli disse di poterlo indovinare e lo indovinò al primo colpo: Mario! Lo sbigottimento non fu poco, soprattutto da parte della moglie che pensò che sospettasse qualcosa; ma gli eventi le avrebbero poi inconfutabilmente dimostrato che quello era stato solo ed esclusivamente un colpo di fortuna, assestato, in verità, dalla sfiga.
Obongo si gettò allora a capofitto sulla percezione mentale visiva delle carte, sperimentandola in occasione delle sue abituali partite di poker, alle quali i suoi compagni si dimostravano sempre più interessati e non certo per amore della telepatia.
“Rilancio di mille...”
“Ci sto! Tanto prevedo che tu stia bluffando... Acc... Era una donna... Cavolo l’avevo vista, ma era semicoperta... Ti fai furbo, eh... Tieni le carte strette perché sai che le posso leggere col pensiero...”
Gli amici annuivano fingendosi consapevoli delle sue capacità: “Almeno le carte un po’ strette me le vorrai far tenere!”
Ma ciò che veramente lo tormentava era di riuscire ad ipnotizzare qualcuno.
Aveva letto sul libro “A me gli occhi, t’addormento in tre rintocchi” che la resistenza offerta da chi viene ipnotizzato all’ipnotizzatore era proporzionale alla sua intelligenza e ciò lo sospinse ad iniziare i suoi tentativi da soggetti che lui riteneva mentalmente abbordabili.
Cominciò dalla moglie, una casalinga con la terza media, e fallì a dir poco miseramente: dopo averle fatto osservare oggetti oscillanti di ogni forma e colore per sette ore e un quarto la povera donna ebbe infatti un attacco epilettico e per poco non ci lasciò le penne.
Rintracciò allora il suo vecchio compagno di scuola Checco Treppolini, famoso rompipalle, asino, lancia-pezzi-di-carta e altro, ma soprattutto noto in tutto il paese per avere risposto alla domanda del professore di chimica “In quanti stati si trova l’acqua in natura?” con un lapidario “Due: calda e fredda.”, e per esserci rimasto malissimo dopo avere scoperto che così non era.
Anche stavolta non funzionò, vuoi per l’inesperienza del pur volenteroso Obongo, vuoi perché Checco si distraeva cercando di centrare il pendolino con lo sputo.
Scese ancora di livello e fu la volta di Nerone, il suo cane Yorkshire, che tentò di ipnotizzare facendo dondolare il suo osso di gomma. Buca. Sempre più disperato, tento ancora con un gatto, un topo, un anguilla delle valli di Comacchio viva, con una morta, con una cozza, con un afide, finché un giorno la moglie passando in salotto non lo trovò completamente addormentato di fronte allo specchio, con il volto paralizzato in un sorriso di soddisfazione all’angolo della bocca colante di bava.
Ma quando la moglie fece l’errore fatale di regalargli il libro “Houdini in un mese e mezzo” la sua vita si trasformò completamente.
Fino ad allora, infatti, la cosa più vicina all’ipnosi che egli avesse mai conosciuto era lo stato di inebetimento che lo catturava quando seguiva ammirato le evoluzioni notturne di GiOrgia, la nota porno conduttrice di “Notturno con tele Val Policella”, trasmissione della quale era un instancabile estimatore.
Obongo entrò subito in preda ad una mania omni-ipnotica passando tutto il suo tempo alla ricerca del completo sfruttamento delle sue capacità mentali.
Si procurò quintali di materiale nel campo della telepatia; dalle pubblicazioni più famose dei più grandi esperti a quelle palesemente truffaldine e disimpegnate come “Smaschera la vergine con lo sguardo” o “Come arricchirsi in due teleci-mesi”.
Al colpo di fulmine iniziale il Fato beffardo volle che si aggiungesse un casualissimo successo estemporaneo, che ebbe l’effetto di fargli perdere del tutto il lume della ragione.
Chiedendo alla moglie di concentrarsi e di pensare ad un nome egli disse di poterlo indovinare e lo indovinò al primo colpo: Mario! Lo sbigottimento non fu poco, soprattutto da parte della moglie che pensò che sospettasse qualcosa; ma gli eventi le avrebbero poi inconfutabilmente dimostrato che quello era stato solo ed esclusivamente un colpo di fortuna, assestato, in verità, dalla sfiga.
Obongo si gettò allora a capofitto sulla percezione mentale visiva delle carte, sperimentandola in occasione delle sue abituali partite di poker, alle quali i suoi compagni si dimostravano sempre più interessati e non certo per amore della telepatia.
“Rilancio di mille...”
“Ci sto! Tanto prevedo che tu stia bluffando... Acc... Era una donna... Cavolo l’avevo vista, ma era semicoperta... Ti fai furbo, eh... Tieni le carte strette perché sai che le posso leggere col pensiero...”
Gli amici annuivano fingendosi consapevoli delle sue capacità: “Almeno le carte un po’ strette me le vorrai far tenere!”
Ma ciò che veramente lo tormentava era di riuscire ad ipnotizzare qualcuno.
Aveva letto sul libro “A me gli occhi, t’addormento in tre rintocchi” che la resistenza offerta da chi viene ipnotizzato all’ipnotizzatore era proporzionale alla sua intelligenza e ciò lo sospinse ad iniziare i suoi tentativi da soggetti che lui riteneva mentalmente abbordabili.
Cominciò dalla moglie, una casalinga con la terza media, e fallì a dir poco miseramente: dopo averle fatto osservare oggetti oscillanti di ogni forma e colore per sette ore e un quarto la povera donna ebbe infatti un attacco epilettico e per poco non ci lasciò le penne.
Rintracciò allora il suo vecchio compagno di scuola Checco Treppolini, famoso rompipalle, asino, lancia-pezzi-di-carta e altro, ma soprattutto noto in tutto il paese per avere risposto alla domanda del professore di chimica “In quanti stati si trova l’acqua in natura?” con un lapidario “Due: calda e fredda.”, e per esserci rimasto malissimo dopo avere scoperto che così non era.
Anche stavolta non funzionò, vuoi per l’inesperienza del pur volenteroso Obongo, vuoi perché Checco si distraeva cercando di centrare il pendolino con lo sputo.
Scese ancora di livello e fu la volta di Nerone, il suo cane Yorkshire, che tentò di ipnotizzare facendo dondolare il suo osso di gomma. Buca. Sempre più disperato, tento ancora con un gatto, un topo, un anguilla delle valli di Comacchio viva, con una morta, con una cozza, con un afide, finché un giorno la moglie passando in salotto non lo trovò completamente addormentato di fronte allo specchio, con il volto paralizzato in un sorriso di soddisfazione all’angolo della bocca colante di bava.
3 commenti:
Minkia ce l'ha fattaaaaaaaa!!!
Grande prestidigitiribirizzatoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
=^^=
Miss
ma tele val policella sta pure sul satellite?
Butèi, un capolavoro vero! L'occhio della madre... il dettaglio degli stivali... la carrozzina! L'ipnotizzatore felice rende giustizia a secoli di discriminazioni perpetrate nei confronti di ciarlamaghi, truffattucchiere, telepatologici, scanners, aruspici e compagnia cantando. Non posso non trasfigurarmi dopo averlo letto. sento già l'espressione del volto mutare in un ghigno di letale piacere mentre una calda bavetta mi cola dai lati della bocca.
vai Obo, sei tutti noi.
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