A seguito del post di dicembre, nel quale abbiamo menzionato alcuni antichi giuochi, sono arrivate centinaia di migliaia di lettere in redazione da parte di affezionati non piu' giovanissimi lettori.
Ai giovani di ieri e di oggi e' dedicata questa panoramica sui divertimenti di un tempo, quando non c'era la Pleistescion e i ragazzetti si divertivano con un niente.
Ai giovani di ieri e di oggi e' dedicata questa panoramica sui divertimenti di un tempo, quando non c'era la Pleistescion e i ragazzetti si divertivano con un niente.
Gurdambocca.
La Guardambocca era giuocata negli ambiti sociali piu' poveri e degradati del sud Italia del tardo Ottocento. Nei quartieri dove il cibo era un lusso i bimbi si riunivano nei cortili e, dopo una rapida conta (massimo fino a 9, perche' i numeri di due cifre non li sapeva nessuno), veniva deciso chi dovesse giuocare. Il giuocatore apriva la bocca e tutti gli altri controllavano se c'erano tracce di avanzi di cibo. Veniva decretato vincitore quello con la quantita' maggiore di avanzi tra i denti. Costui veniva pestato a sangue da tutti gli altri giuocatori e depredato degli avanzi.
Trovasecco.
Considerato una variante "romana" del piu' celebre nascondino, molto in voga in epoca fascista, il Trovasecco si giuocava in due squadre, una composta da molti elementi ed una composta da un singolo. Il singolo, che nel giuoco prendeva il nome di "er secco", si nascondeva in qualche anfratto, mentre la squadra di molti elementi andava in giro a cercarlo al grido di "Trova er secco!". Se i molti trovavano il Secco lo percuotevano in malomodo ("corcaveno de botte", nel gergo originale del giuoco); altrimenti il Secco vinceva. Tra i piu' abili giuocatori di Trovasecco val bene ricordare Ninetto "Secco" Filozzi, un bimbo di 8 anni che venne estratto ancora vivo da una betoniera dove rimase nascosto per 5 settimane.
Pimpantella.
Primitiva versione del giuoco del salto della corda. I poverissimi bambini dei quartieri piu' poveri di Arezzo rielaborarono questa versione nella quale usavano il solo gesto rotatorio delle mani in mancanza della corda. Il giuocatore nel mezzo, di tanto in tanto, fingeva di inciampare per far giuocare anche gli altri.
Passa-resta-o-zompa.
Questo giuoco di abilita' era diffuso fra le bimbe negli anni Quaranta. Si giuocava su di un percorso formato da caselle circolari, triangolari, quadrate ed esagonali collegate da strisce di cartone rettangolari colorate in base alla distanza dall'arrivo. Le giuocatrici dovevano passare, restare o zompare in maniera sempre differente a seconda della forma della casella sulla quale si trovavano. Purtroppo data la scarsa conoscenza della geometria da parte delle poverissime bimbe che all'epoca raramente ricevevano un'adeguata istruzione, il giuoco venne considerato tecnicamente complesso e ben presto rimpiazzato dalla piu' semplice Campana.
Frastaccone.
Popolare giuoco dei primi anni del secolo scorso. Si giuocava con un filo di lana, una manciata di polvere e un nocciolo di ciliegia. Il primo bambino che con l'uso della fantasia riusciva a trovare un modo per divertirsi con questi semplici mezzi veniva nominato "Frastaccone" e preso in giro da tutti gli altri.
Uuuuu.
Questo giuoco trovo' larga diffusione nell'entroterra sardo all'inizio del Novecento. I bimbi che lo giuocavano erano talmente poveri da non potersi permettere nessuna consonante da utilizzare per dare un nome migliore al giuoco. L'Uuuuu si giuocava in un campo di asfodeli stando fermi a guardare gli asfodeli. Si ha notizia di alcune interessanti varianti del giuoco praticate sia in campi di margherite (stando fermi a guardare le margherite) che in campi di papaveri (stando fermi a guardare i papaveri).
Rimbalzello.
Celebre giuoco, arrivato fino ai giorni nostri, che i bambini di una volta usavano fare sulle rive dei laghi e dei fiumi e sulle spiaggie. Consisteva nel raccattare le pietre piu tondeggianti e levigate per scagliarle a pelo d'acqua nel tentativo di farle rimbalzare per il maggior numero di volte possibili. Pochi anni fa la multinazionale dell'informatica Pietrosoft ha brevettato una versione elettronica del Rimbalzello, disponibile in dvd. Non e' necessaria l'installazione su alcun computer, in quanto il dvd stesso e' un sasso tondo dotato di un'aerodinamica speciale per super-rimbalzi, anche in presenza di acque molto agitate.
Pantacucchera.
Lo scopo di questo poverissimo giuoco consisteva nell'inventarsi il nome di un poverissimo giuoco. E' l'unico esempio di giuoco autoreferenziale mai giuocato. La Pantacucchera cesso' di esistere nel 1913, il giorno in cui una bambina di Avellino sbigotti' i suoi amichetti esclamando: "Pantacucchera!".
Tutti tornarono a casa contenti, perche' a quei tempi davvero ci si divertiva con un niente.
3 commenti:
ahi ahi, Obongo, hai dimenticato la notissima 'Cercana', un giuoco diffusissimo nelle aree contadine e suburbane nel periodo fra le due guerre mondiali. interessante oltretutto, dal punto di vista antropologico, dal momento che si tratta di un giuoco praticato dagli adulti INSIEME ai bambini. si prendeva un bambino, lo si metteva al sole, dopodichè l'adulto ( in genere femmina) gli cercava larve e pidocchi fra i capelli. avrai capito che era un gioco di squadra e naturalmente, vinceva chi riusciva a trovare più larve e pidocchi ( a parità di larve, vinceva chi poteva esibire un pidocchio in più).
tua dottoressa antropologa Nemesi Calva
Eh,bei tempi quelli dell'uuuuuuu
Quasi tutti questi giuochi facevano trascorrere qualche ora serena ai bimbi più poveri. Ma non dimentichiamo gli spasossimi passatempi degli adoloscenti! Ho ritrovato in soffitta una lettera di un mio trisavoro nella quale non si vergogna di descrivere le fortissime emozioni che lo portarono addirittura alle lacrime quando con gli amici giocò ( e capitava una volta sola nella vita ) al celeberrimo MOSTROLOSSO.
Si giocava in due squadre da cinque. Si avevano venti minuti per accumulare il maggior numero di pietre, cocci, vetri, ferri di cavallo, tizzoni incandescenti e oggetti simili e tutti in quei tempi ne avevano almeno uno in tasca ( cosa c'è di meglio di un buon solitario, si diceva! ). Ogni squadra sceglieva un capitano. Non tutti potevano ambire ad essere capitano, perchè si richiedevano particolari doti fisiche e coraggio e il mio trisavoro le aveva; fu eletto capitano della sua squadra. I due capitani venivano legati l' uno all' altro per polsi e caviglie, schiena contro schiena e accompagnati nella baradura ( una sorta di piccola fossa 2m x 2m x 2m ). Al via, i compagni di squadra dovevano riuscire, scagliando dall' alto gli oggetti raccolti precedentemente, a centrare il proprio capitano il quale a sua volta cercava di intercettare anche gli oggetti degli avversari. Bisognava essere davvero abili!. Quando un capitano intravedeva un osso nel proprio corpo, doveva urlare "MOSTROLOSSO" e la sua squadra vinceva. Se però la chiamata era falsa, allora doveva uscire dalla fossa e la squadra avversaria aveva a disposizione 5 minuti per giocare con solo il proprio capitano che quasi sempre riusciva a vincere. Il mio trisavoro vinse con una astuzia degna di un campione: dopo 15 minuti nella baradura la sfida era ancora aperta, allora il mio trisavoro mise un piede in mezzo alle gambe dell'avversario e con un colpo di reni lo buttò a terra schiacciandolo sotto di lui, riuscendo così a intercettare anche gli oggetti avversari. Gli bastò un minuto per vincere e da allora è il vanto della famiglia: il piccolo grande Tibia.
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