Dedicata a tutti quelli che, almeno una volta nella vita in preda alla noia, hanno seguito i consigli
del genio Frizzantone.
È un noiosissimo pomeriggio
d’estate.
Uno di quei giorni dove le
lancette dell’orologio sembrano ferme, o addirittura girare nel verso sbagliato.
Dopo grandi mangiate,
qualche comparsata in spiaggia, parole crociate, dormite fino a tardi e
opportune dosi di dolce far niente, caldo e noia stanno massacrando Obongo.
Gira e rigira per la casa
senza pace, in cerca di qualcosa per tenersi occupato, quando la sua attenzione
viene attirata da una misteriosa lampada che qualcuno ha lasciato sul tavolo.
Obongo la osserva e, come
nella miglior tradizione, la sfrega.
PATAFF
Un misterioso essere esce
fuori dalla lampada, in una nuvoletta dal colore brillante.
“Ciao, sono il genio
Frizzantone, creo idee a profusione! Che cosa posso fare, per non farti
annoiare?”
“E come fai a sapere che
sono annoiato?”
“Beh, altrimenti non perderesti
il tuo tempo a sfregare una lampada, no? Le lampade si accendono, mica si
sfregano, cacchio!”
“Già, non hai tutti i torti.
Ebbene sì, genio: sono annoiato. Qualche idea su come ammazzare il tempo?”
“Allora, fammi dare
un’occhiata: cielo terso, sole splendente, panorama mozzafiato, come fisico mi
pare che ci siamo. Qualche chilometro in bici è quello che ci vuole, esci e vai
a fare una bella sgambata”.
“Un po’ di sport! Come ho
fatto a non pensarci! Grazie genio Frizzantone, ottima idea. Vado subito!”
Obongo inforca il sellino
della mountain bike e si allontana da casa, dirigendosi verso il lungomare.
Il lungomare però è della
lunghezza giusta per fare due passi, non certo per una sgambata in bici che si
consuma troppo rapidamente.
“Ma sì, con questo bel sole
arrivo fino alla scogliera”.
Punta quindi verso sud e si
addentra pedalando con vigore nello sterrato sopra l’aspra scogliera che si
estende per un paio di chilometri.
Si gode il meraviglioso
panorama dei flutti cristallini che frangono sotto il sole che scalda ma non
cuoce e al termine della scogliera decide che ha consumato esattamente metà
delle energie che intende dedicare a questo estemporaneo divertissement.
Al termine della scogliera
c’è una bella spiaggia, un riposino di qualche minuto ed Obongo è pronto per tornare
indietro, contento di avere impiegato bene il suo tempo e di aver sconfitto la
noia.
[Il genio Frizzantone non sbaglia un colpo]
Decide però di non tornare
da dove è venuto per evitare il terreno scosceso e di affidarsi invece alla
strada provinciale che si trova solo qualche chilometro più in là.
Fa due rapidi conti e pensa
che grazie alla mulattiera che corre dalla spiaggia verso l’entroterra in pochi
minuti intercetterà la provinciale e percorrerà quindi una distanza quasi
identica a quella del viaggio di andata, solo sul comodo asfalto anziché tra
sassi, rovi e buche.
Idea saggia, ma
sfortunatamente inficiata da un madornale errore di valutazione.
[Il genio Frizzantone dà consigli, non mappe]
La mulattiera si addentra
nell’entroterra ma in direzione sud pure lei e non verso est; ergo Obongo
continua a pedalare nella stessa direzione di prima e nel tentativo di imboccare
la provinciale si allontana ulteriormente da casa anziché avvicinarsi.
Per farla breve: Obongo si
perde in mezzo a sassi, rovi e buche peggiori di quelli dell’andata.
Quando un pezzo di civiltà gli
dà il bentornato, sotto forma di strada provinciale asfaltata, un cartello
segnaletico conferma i suoi timori. A causa di un senso dell’orientamento approssimativo
e di un’inaffidabile mulattiera che prende iniziative dirigendosi dove cavolo le
pare, Obongo dopo quasi due ore di pedalata si trova a circa 20 km da casa; fa
in tempo a tirare una maledizione adeguata alle circostanze, prima di notare delle
nuvole nere e basse, che pochi minuti fa non c’erano.
Nel bel mezzo di agosto,
come una punizione divina per essersi addentrato in un terreno a lui
sconosciuto ed avere abbandonato la noiosa ma confortevole magione, si scatena
il più classico dei temporali estivi.
La temperatura si abbassa
di quindici gradi buoni nel giro di un nonnulla e sul ciclista già fortemente provato
si abbattono ora lampi, tuoni ed una quantità d’acqua che sembra pescata
direttamente dal mare e riversata sulla sua testa da un secchiello gigante.
[Il genio Frizzantone crea idee non ombrelli]
Il riparo offerto
dall’unico albero di una certa dimensione è poca cosa ed Obongo attende il
placarsi degli elementi lì sotto, finendo comunque zuppo come uno straccio per
lavare i pavimenti.
Ed in quelle condizioni riparte
quando la pioggia cessa.
Mentre sente il naso e le
orecchie tapparsi, per via della violenta e improvvisa infreddatura, borbotta
fra sé e sé: “Vabbè, peggio di così non può andare”.
Di diverso avviso sono però
il camion che trasporta sterco e la grossa buca piazzata al centro della strada
poco più avanti; combinando la loro presenza con quella del transitante Obongo,
nello stesso punto allo stesso momento, insieme producono il sobbalzo
necessario a far schizzare l’insulto finale verso lo spossato ciclista a
chiusura della sua infelice impresa.
[Il
genio Frizzantone e le sue idee di merda]
Mezzo raffreddato, con un
inizio di crampi, le piaghe nei piedi e maleodorante, Obongo conclude la sua
avventura terminando la strada che lo riporta a casa sospingendo la bici con le
mani.
Da questa inusuale giornata
ha imparato che la noia non produce acido lattico, cattivi odori né tantomeno
broncopolmoniti e, soprattutto, che le lampade si accendono e non si sfregano.
Per nessun motivo.
Mai.
Mai.
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