Obongo e il fai-da-te
vivono su pianeti orbitanti in galassie diverse.
Senza andare a scomodare la
costruzione di oggetti in legno o la saldatura di altri oggetti in metallo,
Obongo ha seri problemi a piantare un chiodo senza massacrare una parete o un pollice.
Ecco la storia del giorno
in cui si è trovato a dover sfilare una porta dai cardini.
Obongo telefona al suo amico
Obongrisolo, un vero e proprio guru per questo tipo di faccende; costui, che è
in grado di costruire senza utensili una fedele riproduzione in scala della torre
Eiffel con stecchini e vecchie catenelle, spiega ad Obongo che “sfilare una
porta dai cardini” non rientra neanche nella categoria del fai-da-te, ma si
colloca come grado di difficoltà di poco al di sopra ad “aprire una porta”.
Forte di questa
rassicurazione, si fa spiegare il metodo.
Ora per qualche ragione,
esiste una sorta di semplicissimo linguaggio con il quale comunicano coloro che
sanno molto di una particolare materia, linguaggio che risulta al contempo
astruso e inaccessibile a tutte le altre persone; nel caso di Obongo il
fai-da-te-ese è una derivazione dialettale del Venusiano.
“Spingi su”, “Fai perno
sotto”, “Senti un CLAC”, “Dai un colpetto e viene via”; queste istruzioni apparentemente
a prova di scimmia ammaestrata vengono ascoltate con cura da Obongo, che le
annota mentalmente.
Chiusa la conversazione e giunto
di fronte alla robusta anta con la cautela di chi non si sente particolarmente sicuro
di quel che fa, Obongo spinge su e fa perno sotto ma il CLAC non si decide ad
arrivare; e i colpetti senza l’agognato CLAC non sortiscono alcun risultato
tangibile.
In sostanza: Obongo è rosso
come un peperone mentre gli sembra che l’intera stanza sia cementata alla porta
che non si muove di un millimetro.
Un’oretta di tentativi
spostano solo l’umore di Obongo da insicuro a incazzato mentre la porta,
nonostante i colpetti e qualche percossa più seria, ancora resiste immota e ben
connessa ai cardini.
Obongo desiste.
Il giorno dopo, mentre è al
lavoro, l’amico Obongrisolo gli manda un messaggio dicendo che è passato da
casa sua e ha rimosso la porta.
Tempo di esecuzione, tre
secondi.
Obongo adesso è davvero
basito: come ha fatto quell’ometto da solo a tirare via quel masso rettangolare
vetrato mentre lui, con una stazza ben superiore e muscolatura in ordine, non
ne ha scalfitto la posizione di manco un micron?
Si fionda a casa di
Obongrisolo e chiede delucidazioni.
“Come hai fatto?”
Obongrisolo acchiappa una
porta qualsiasi per le maniglie e mostra la tecnica: “Spingi su”, “Fai perno
sotto”, “Senti CLAC”, “Dai un colpetto e viene via”.
La porta sta per cedere
obbediente quando Obongrisolo ferma l’azione.
“Ma la devo prendere per le
maniglie?”
“Eh certo, perché non dirmi
che sei così pirla che stavi cercando di sollevarla dall’alto” [Se la ride]
“Maniglie…” Obongo annota
mentalmente anche il nuovo dettaglio, mentre trattiene gli improperi; poi ringrazia
l’amico per il celere intervento e si dilegua mesto verso casa.
Giunto a casa osserva una
delle altre porte ancora ben attaccata ai suoi cardini.
La porta lo osserva a sua
volta.
Obongo ricambia lo sguardo,
con uno più intenso.
La porta gli sussurra
“Scardinami, se sei un vero uomo”
Obongo passa all’azione.
Si avvicina e riproduce
alla perfezione il gesto imparato da Obongrisolo, afferrando la porta
impertinente per le maniglie e bilanciando il peso con mossa da esperto:
“Spingo su”, “Faccio perno”, “CLAC”, “Un colpetto e…”
Come afferrata dalla mano
di un gigante la porta viene sfilata dai cardini in maniera netta con un gesto
fluido e rapido.
Tempo di esecuzione, tre
secondi.
Ai quali seguono altri dieci
secondi in cui Obongo, sorridente come non mai, pensa di essere entrato nel
club degli eletti genialoidi in grado di compiere un simile miracolo.
L’euforia svanisce quando
la forza di gravità che sta stancando le sue braccia gli rammenta che ha in
mano una porta che stava molto bene dov’era e non andava di fatto sfilata, ma
lasciata in pace.
E se Obongo per il
fai-da-te ha una predisposizione assai limitata, ha invece la spiccata abilità
di capire quando si è messo in una situazione del cacchio.
Con le sue mani.
Le stesse che hanno sfilato
quella grandissima stronza della porta che gli sta ora sussurrando “Rimettimi
nei cardini, se sei un vero uomo”
Obongo tenta e ritenta come
meglio può, ma l’improvvisazione è proprio il caso di dire, non lo porta da nessuna parte.
Obongo telefona nuovamente
a Obongrisolo.
“Ho un altro problema”
Segue riassunto degli
ultimi sciagurati eventi, dalla fugace gloria fino alla seguente ora spesa nel
tentativo di rimettere la porta a posto.
Segue risata di Obongrisolo
che dopo svariati minuti di ameni sfottò è pronto per rispondere alla richiesta
di aiuto di Obongo.
“Tranquillo, rimetterla su
è una fesseria”
“Spiegami cosa devo fare”
“Spingi giù”, “Fai perno”,
“Senti CLIC”, “Dai un colpetto e la metti su”
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