Con usi e costumi del nuovo
millennio si è evoluta anche la crisi di mezza età.
Quel momento in cui i quarantenni,
ormai raggiunti i principali traguardi della vita, vanno alla ricerca di nuove
stimolanti sfide per mettersi alla prova.
Ecco come l’Obongo d’oggi
affronta questo delicato passaggio.
La scrittura
Meta preferita dall’Obongo creativo
che vuole liberare il piccolo artista che ha sempre covato dentro sé e mai
potuto esprimere per via della routine quotidiana.
Particolarmente portati verso la scrittura
quegli Obonghi incastrati in lavori noiosi in ambienti grigi e asettici
popolati da persone stimolanti quanto una passeggiata al cimitero.
Dopo anni di discorsi sul cugino
del vicedirettore che è un raccomandato, sul rigore non concesso, sul meteo impazzito
e su quella zoccola dell’ufficio acquisti, l’Obongo-scrittore decide finalmente
di ribellarsi a questo stantio piattume e di sfruttare il potenziale inespresso
delle sue cellule grigie, imbolsite in anni di squallido tran tran.
Butta via i vestiti e le cravatte
regimental e inizia ad indossare colorati maglioni a collo alto, pantaloni di
velluto ed occasionalmente il basco francese, facendo crescere la barbetta e
assumendo un’aura da intellettuale molto bohémienne.
In ufficio si sofferma a parlare di
filosofie new-age, citando letteratura e poesia di scrittori semi-sconosciuti
(e a suo avviso gravemente sottovalutati) ed esternando seria preoccupazione
sul livello educazionale del paese poiché nessun giovane sa più distinguere un
pentametro giambico da uno zeugma.
Dopo un corso di scrittura creativa
e molte serate passate di fronte al pc completa il suo primo libro “Sussulti di
un cuore mai domo”, dove racconta la storia di un quarantenne che risorge dalle
sue ceneri dopo una vita spesa in un lavoro inappagante e diventa un famoso
scrittore, gira il mondo e tutte le donne più belle fanno a gara per averlo,
stregate dal suo fascino maturo di intellettuale molto bohémienne.
Derivazioni artistiche assimilabili
alla stessa categoria della scrittura sono anche la pittura, il canto
polifonico ed il teatro.
Oppure una sua sorella minore: la
scrittura su un blog umoristico.
La fotografia
La fotografia digitale è una delle
mete preferite da quegli Obonghi in crisi di mezza età che capiscono e
apprezzano la tecnologia, complice il fatto che ormai le macchine hanno
raggiunto un livello di evoluzione tale che è davvero difficile fare foto
brutte, anche se è consigliabile non intavolare questa discussione con un
appassionato.
Per noi non addetti ai lavori, che
con le vecchie macchine fotografiche facevamo 22 foto sfuocate su un rullino da
24, la macchina digitale è un toccasana, in quanto ci basta cliccare un solo pulsantino
e tutte le mirabolanti autoregolazioni fanno il resto, con esiti sempre
accettabili e talvolta sorprendenti.
L’Obongo provetto fotografo negherà
invece la tesi della semplicità argomentando che “ah, le foto vere erano quelle
con le macchine di una volta, che poi uno doveva svilupparsele… e la grana… e i
colori… e con le digitali le foto non hanno anima…”; nonostante ciò, correrà a
cambiare la ZIXON BK3900 comprata il mese scorso perché è appena uscita la
ZIXON BK3901 che è tutta un’altra cosa.
Obongo se ne va quindi con la sua
macchina in spalla a fare foto in giro per la strada da solo o, nei casi più
organizzati, in gruppo. Se siete fortunati vi capiterà di vedere tutti i membri
del club “Scatto Matto” in gita a Rocca Frafrugna fare capannello di fronte a
un fiore di campo per bombardarlo con una raffica di memorabili scatti da ogni
angolazione possibile.
Una volta terminati gli scatti
confronteranno i risultati al volo, uno guardando nel piccolo monitor della
macchina dell’altro, per scambiarsi informati pareri sui tagli di luce, le
geometrie e i colori, prima di passare ad immortalare il fiore di campo
successivo.
Ha fatto notizia un Obongo
appassionato di fotografia digitale che ha deciso di appendere la macchina al
chiodo per dedicarsi alla scrittura.
Il suo “Basta foto di fiori di
campo” è diventato il caso editoriale dell’anno.
La maratona
Il vero tormentone, la nuova incontrastata
regina e moderna protagonista della crisi di mezza età dell’Obongo quarantenne
di oggi è però la maratona.
Ormai di gran lunga preferita a
palestre, balli vari e trekking più o meno estremo.
Quale migliore sfida per misurarsi
con se stessi e capire se si è ancora pimpanti, che una bella corsetta contro
il tempo di soli quarantadue chilometri e qualche altro metro?
Ci si potrebbe forse accontentare
di fare un po’ più ginnastica e mangiare un po’ meno per buttare giù la
pancetta, senza rischiare l’infarto, gli stiramenti e i crampi?
Si potrebbe certo, ma invece no.
Come paragonare queste banali attività
alla portata di tutti con una roboante impresa atletica che quando la racconti
in giro tutti ti guardano sgranando gli occhi?
Certo, ci sarebbe da chiedersi cosa
significhi veramente lo stupore sulla faccia del collega che sente Obongo,
quarantasei anni e novantacinque chili per un metro e sessantacinque, proclamare
senza alcuna esitazione che fra due mesi correrà la sua prima maratona.
Il dado è tratto dunque ed Obongo,
insieme a schiere di altri neofiti, si lancia nell’impresa: dopo una vita in
cui credeva che il concetto di sportivo indentificasse colui che guarda lo sport
allo stadio o in televisione, si compra le scarpette adatte e inizia ad
allenarsi duramente.
E via, a macinare chilometri dopo
chilometri in preparazione all’evento per mostrare quanto ancora sia giovane e
forte agli amici e per poterlo, un giorno, raccontare ai nipoti.
- Tuo nonno da giovane faceva la maratona caro il mio Obonghino!
- Davvero Nonno Obongo?
- Eh sì, ero forte come un toro io, anche a quarant’anni sai!
- Ma eri bravo? Vincevi?
- Beh, vincevo… Partecipavo.
- E in che posizione arrivavi?
- Ma la posizione non è importante… E’ la soddisfazione di…
- In che posizione arrivavi, nonno?
- Una volta sono arrivato 20425°, ma mi hanno tagliato la strada a due chilometri dalla fine…
- Nonno?
- Sì, Obonghino?
- Mi fai rivedere le foto dei fiori di campo?
- Davvero Nonno Obongo?
- Eh sì, ero forte come un toro io, anche a quarant’anni sai!
- Ma eri bravo? Vincevi?
- Beh, vincevo… Partecipavo.
- E in che posizione arrivavi?
- Ma la posizione non è importante… E’ la soddisfazione di…
- In che posizione arrivavi, nonno?
- Una volta sono arrivato 20425°, ma mi hanno tagliato la strada a due chilometri dalla fine…
- Nonno?
- Sì, Obonghino?
- Mi fai rivedere le foto dei fiori di campo?
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