Una storia come tante, di un figlio
alle prese con genitori perennemente a disagio di fronte a un computer che ha
qualcosa che non va.
“Ciao Obongo, come stai?”
“Ciao mamma, tutto bene.”
“Hai cinque minuti?”
“Sì dimmi tutto.”
“Ho bisogno di una mano con il
computer.”
“Ah…”
Quando una telefonata inizia così
Obongo sa che sta per affrontare una piccola via crucis.
Se c’è un computer di mezzo, spiegare
come fare anche la più semplice delle operazioni ad uno dei suoi genitori non è
una cosa da poco; dove cliccare, cosa digitare e l’ordine esatto in cui premere
dei tasti diventano improvvisamente montagne da scalare con la piccozza della
santa pazienza.
In genere tutto inizia con la
spiegazione del problema: tempo medio stimato, circa 20 minuti.
E se il problema è ad esempio “rinominare
un file” per qualche oscura ragione la conversazione inizia con “due settimane
fa ho parlato con la sorella dell’idraulico”; solo dopo un’accurata
ricostruzione cronologica dei fatti scaturiti da tale evento, Obongo riesce a
risalire al motivo reale per cui viene consultato.
Ma il nocciolo del problema, il
problema nel problema, è la comunicazione; la bizzarra nomenclatura che i suoi
utilizzano per descriverlo con parafrasi che variano dal sensazionalistico
all’apocalittico.
“È comparsa una cosa/scritta/immagine”
[mistico]
“Quando vado su Uindon non trovo il
Descop” [paese che vai, usanze che trovi]
“Fa un rumore strano” [film horror]
“Non me lo fa leggere” [regime di censura totalitarista]
“Internet è morta” [sic transit gloria mundi]
“La stampante fa le strisce” [suppellettili cocainomani]
“Mi dice che distrugge tutto” [guerra termonucleare]
Altrettanto interessanti i commenti
e le note ad interpretazione libera, che Obongo ormai ha imparato a decifrare al
volo.
“Non c’è sulla tastiera” [Sto cliccando a casaccio perché non ho idea
di cosa sia la combinazione CTRL+ALT+CANC e questo non aiuta il risultato
finale]
“Lo trovavo sempre qui” [Uno dei due tra me e un folletto invisibile
l’ha cancellato]
“Lo trovavo sempre qui #2” [Ho un vago ricordo di una volta in cui devo
avere cliccato su qualcosa di imprecisato ed essere quindi riuscito a trovare
il file che invano sto cercando anche adesso]
“Io non ho toccato niente” [È stata mamma/È stato babbo]
“C’è un virus” [Jolly: qualsiasi cosa da “ho cambiato l’immagine del desktop, ma non
so come ho fatto” a “il cane ha il cimurro”]
Un esempio?
Ecco come “non riesco ad inoltrare
un allegato” diventa: “quando io andavo in foto e facevo allega, lui me lo faceva
fare. Ieri ho spento e stamattina quando ho riacceso non me l’ha più fatto
fare, però se guardo dentro Gugol c’è! C’è ancora! Ma non lo manda. Cosa devo
schiacciare per mandarlo? Pensavo di averlo mandato, perché ho schiacciato
manda. Ma non è andato. Secondo me c’è un virus.”
Ovviamente anche Obongo ha
sviluppato negli anni gli anticorpi per stemperare la follia di queste improbabili
conversazioni. Se prima i suoi nervi venivano messi a dura prova e gli serviva
una telefonata di un’ora per spiegare che il lettore cd non è un porta
bicchieri, ora la prende con filosofia ed ogni tanto si lancia anche in
benevole prese in giro.
“Mamma devi fare un back up dei
dati su un’unità a stato solido, poi ti fai un account su un provider in cloud
e sincronizzi tutto. Mi raccomando ricordati di pulire il registro di sistema
ogni tanto.”
Chiaramente per mamma Obonga questo
è l’equivalente di un canto giapponese di buon auspicio per la fioritura dei
bonsai. Al suo silenzio, Obongo conclude infingardo: “E ricordati di usare un
pennellino quando usi la scolorina sul monitor per correggere gli errori di
ortografia.”
A quel punto lei capisce e l’unica
reazione plausibile è quella che puntualmente arriva: “Stronzo!”
Nei casi più estremi il problema risulta
particolarmente ostico da decifrare e Obongo nonostante tutti i suoi sforzi non
capisce davvero che diavolo sia capitato al povero computer.
“Allora: hai aperto la cartella dove c’è il documento?”
“Ma non lo so, io ho fatto quello che faccio
sempre”
“In che cartella sei?”
“Non lo so, sempre nella solita”
“Mamma, lo vedi il file?”
“Sì, sì, è qui. Credo…”
“Come credi? Cliccaci sopra con il tasto destro;
ti appare un menu, devi scegliere il comando rinomina”
“L’ho fatto! Ci ho provato! Ma non me lo fa fare!”
“Come non te lo fa fare?”
“Sì, mi dice che distrugge tutto!”
“Cosa? Che? Ma almeno sei sicura di averlo salvato?”
“E come si fa? Io non lo so fare”
“Hai fatto una copia?”
“Ma non voglio riscriverlo tutto!”
“Devi fare una copia del file, non riscriverlo!
Tasto destro, scegli il comando copia”
“Ma non lo vedo questo comando copia, qui non c’è”
“Ma deve esserci”
“Mi sa che c’è un virus.”
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